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Vincenzo Valenza

Il Settecento: Tra Magia e Gambling

Aggiornamento: 8 nov 2020

Articolo scritto da Vincenzo Valenza



Il XVIII secolo è stato un periodo di notevole progresso per il campo dell'illusionismo.

Uno dei più grandi illusionisti è stato l'italiano Giuseppe Pinetti (1750-,1799), prestigiatore, fisico e matematico.


Grazie al suo talento, visse nell'agiatezza e nel lusso, esibendosi in diversi paesi d'Europa. Nel 1769 andò in Russia dove ottenne la fama e il successo presso la corte dello Zar, dopo alcune imprese fallimentari, morì in condizioni di miseria.

Un altro personaggio particolare sul il giurista e matematico francese Henri Decremps ( 1764- 1826). Dopo aver studiato diritto e matematica ed essere diventato diplomatico presso l'ambasciata francese in l'Inghilterra, decise di dedicarsi allo smascheramento dei "maghi" e ciarlatani che ingannavano le persone per profitto. Nel 1784 pubblica un libretto

"La Magie Blanche Dévoilée". All'interno Decremps, attacca Pinetti, considerandolo solo un ciarlatano e rivelando in dettaglio tutti i suoi giochi, suscitato aspre polemiche. Successivamente nel 1785 pubblica un nuovo volume dal titolo "Supplément A La Magie Blanche Dévoilée", che proseguiva il lavoro iniziato con il primo libro. Testo estremamente importante su il "Testament De Jérôme Sharp, Professeur De Physique Amusante" del 1786. Nel testo Decremps, senza volerlo, canonizza le tredici regole che ogni prestigiatore dovrebbe seguire, e tali regoli sono valide ancora oggi (queste regole verranno, successivamente, riprese, analizzate e ampliate da altri autori, tra cui Nevil Maskelyne nel suo "L'arte Nella Magia" e Carlo Rossetti nel suo "Il Trucco C'è Ma Non Si Vede).

Il Settecento è stato anche un periodo molto florido per quanto riguarda il gioco d'azzardo, infatti si diffonderà in tutte le classe sociali e alle donne era concesso giocare ( in realtà anche prima, sia i nobili che le donne, giocavano d'azzardo, ma era fatto di nascosto perché non era visto di buon occhio dalla società, adesso invece veniva fatto liberamente).

Nei salotti dell'alta borghesia era considerato scortese rifiutare se qualcuno ti invitata a giocare, e ovviamente di questo i bari erano contenti. Il gioco più famoso di quel periodo, era il Faraone, un gioco con le carte che rimarrà di moda fino all'avvento del poker.

Essendo stato un periodo d'oro per i gioco d'azzardo, i bari se ne approfittarono molto.

Vengono pubblicati diversi libri che spiegavano metodi per barare, generalmente in forma anonima, ad esempio a Venezia nel 1726 viene scritto "L'Antidoto", in cui vengono spiegati diversi metodi per barare, sia con le carte, ma anche con altri strumenti, come i dadi.

Un altro testo di particolare rilievo, scritto nel 1764, fu "Le Philosophe Négre Et Les Secrets Des Grecs", di Gabriel Moilhoe (1725-1791) Abbiamo principalmente due figure di spicco in questo periodo. Uno di questi fu il francese Ange Goudar (1709-1791). Goudar era un avventuriero, agente del governo francese e baro di professione. Fece molti viaggi in diversi paese tra cui, Italia, Portogallo e Inghilterra. Nel 1758, Goudar scrive un libro dal titolo "L'Histoire Des Grecs", dove lui difende i bari con ragionamenti particolari e non del tutto sbagliati. Ipotizza pure una casa di riposo per i bari, e in base al numero di stanze assegnate, ci fa capire ci considerava importanti, infatti per Goudar i più importanti, e a cui dedica più stanze, erano i bari piemontesi. Un'altra figura particolare di questo periodo fu l'italiano Giovanni Casanova ( 1725-1789). Avventuriero, scrittore, poeta, alchimista, esoterista e truffatore, nelle sue memorie, Casanova, parla di diverse truffe e imporgli. Racconta di aver spesso giocato e altrettanto spesso baro, racconta di aver barato per far vincere una dama seduta al tavolo, e in seguito verrà ricompensato dalla dama. Un aneddoto molto interessante, è quello in cui lui si trova rinchiuso in una prigione di Venezia e per comunicare con un suo complice per evadere, si fece crescere l'unghia del mignolo destro, lo fece diventare appuntito e intingendolo nel succo di mirtillo scriveva su un pezzo di carta per poi darlo di nascosto al suo complice (stratagemma abbastanza simile all'unghia scrivente che usano i moderni mentalisti).

Nelle sue memorie parla anche di un rapporto di amicizia e odio con Goudar.

Racconta di essersi aiutati a vicenda, ma anche di litigi tanto aspri da essere sfociati in duelli.

Articolo scritto con la consulenza di Gianfranco Preverino



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